... Così come creò l'òrun e l'àiyé, e tutti i loro abitanti, allo stesso modo
Olódùmarè creò le divinità e gli spiriti, di modo che fossero utili al suo mondo.
Questi esseri divini sono di natura complessa e devono sempre essere considerati come
un insieme. Secondo le tradizioni rivelate, alcuni sarebbero divinit primigenie e avrebbero
convissuto con l'Essere Supremo nei tempi primordiali. Altri sono figure storiche: re, regine,
fondatori di città che vennero divinizzati a causa di atti notevoli o di rapporti fantastici con
gli elementi naturali - la terra, il vento, la caccia, fiumi, mari, piante, minerali.
Sono generalmente denominati Òrìsà, Irunmalè o Imalè, e Ebora.
Altri tipi di spiriti sono cultuati poiché rappresentano la personificazione di forze
della natura legate alla terra (Onílè), agli alberi (Iwin), alle foreste (Àroni), all'ancestralità
familiare (Òkú òrun o Ésà), alla personificazione dei morti (Egúngún), al potere di gestazione
(Ìyámi), e ai poteri che influenzano la vita terrena (Òrò e Elénìnì).
(...) La parola Òrìsà viene utilizzata esclusivamente per definire le divinità, e mai
per gli spiriti comuni che possiedono le loro proprie denominazioni. Queste divinità richiamano
alla mente l'immagine di esseri con personalità e temperamenti peculiari, certamente somiglianti
agli esseri umani. Tali qualità li rendono reltà individuali per coloro che li cultuano,
qualificandoli per le loro funzioni in questo mondo. La concezione di queste qualità
antropomorfiche viene evidenziata in alcuni miti che li rivelano pieni di difetti e virtù,
proprio come lo sono gli esseri umani.
Questa idea di relazionamento crea una intimità maggiore quando si opera la trance negli
omo òrìsà e l'Òrìsà si manifesta visibilmente, salutando, cantando, danzando e rivelando le
proprie intenzioni.
Oltre a ciò, viene trasmesso a queste persone tutto il temperamento dell'Òrìsà come eredità di tale
filiazione, e questi archetipi vengono riprodotto con grande intensità, al punto da rendere possibile
il fatto di classificare tali persone attraverso la personalità dei loro Òrìsà.
Verger rivela: "Òrìsà è forza pura, àse immateriale che si rende percettibile per
gli esseri umani solo incorporandosi in uno di essi. Questo essere scelto dall'Òrìsà viene chiamato
elégùn - colui che possiede il privilegio di essere "montato", gún, da esso.
Diviene il veicolo che permette allÒrìsà di tornare sulla Terra per salutare e ricevere le prove di
rispetto dei suoi discendenti che lo hanno evocato" ( Orixás, p. 19).
Questo di discendenza è un concetto basato sull'idea che l'Òrìsà sia un antenato ancestrale di
clan debitamente divinizzato.
(...)Gli Òrìsàs rappresentano la personificazione delle forze della natura e dei fenomeni
naturali: nascita e morte, salute e malattia, le piogge e la rugiada, gli alberi e i fiumi.
Rappresentano i quattro grandi elementi: fuoco, aria, terra, acqua, e i tre stati fisici dei corpi:
solido, liquido e gassoso. Rappresentano anche i tre regni: minerale, vegetale e animale,
oltre ai principi maschile e femminile. Tutto questo rappresenta il potere vitale, l'energia,
la grande forza di tutte le cose esistenti, che viene denominata àse.
L'àse delle forze della natura è parte dell' Òrìsà, perché il suo culto viene diretto
esattamente alle forze della natura. L' Òrìsà è la parte disciplinata di tali forze,
la parte che viene controllata per formare un collegamento tra lumanità e l'Essere Supremo.
Un altro anello di questo collegamento è costituito dagli esseri umani che vissero sulla terra
in tempi remoti, e più tardi furono divinizzati (...). Questi personaggi furono capaci di
stabilire il controllo sulla forza naturale attirando su se stessi e sulla propria gente l'azione
benefica dell'àse, e impiegando tale potere per difendere il proprio popolo.
È precisamente per ottenere questo obiettivo che si eseguono sacrifici e offerte ai detentori
del potere, mantenendo, così, la potenzialità del loro àse.
(José Beniste, Òrun Àiyé. O Encontro de Dois Mundos.
O Sistema de Relacionamento Nagô-Yorubá entre o Céu e a Terra,
Bertrand Brasil, Rio de Janeiro, 1997)
Trad. it. Tiziana Tonon